Giappone 2.0 e Aikidō: giorno 2

Oggi è stata una giornata di pratica intensa e la fatica comincia a farsi sentire, soprattutto nelle gambe. I primi tre giorni del seminario l’orario delle lezioni va dalle 11 alle 15, quattro ore di pratica intervallate da una breve pausa di trenta minuti. Il bel tempo ci ha permesso di andare in bici dal dojo fino al Budō hall di Saku, un buon riscaldamento in pratica. Avvicinandosi il fine settimana si è vista parecchia gente in più sul tatami, e infatti anche al dojo la sera i futon coprono ogni centimetro quadrato del tatami. Il maestro è tornato a chiederci cosa sentiamo quando eseguiamo la tecnica, ha sottolineato la necessità di non focalizzarsi sul far cadere il partner e a concentrarci invece sul muoversi liberamente. Quando riusciamo a muoverci liberamente, restando connessi con uke avverrà naturalmente ad un certo punto uno squilibrio tale che uke cada. Se il nostro kimochi, la nostra sensazione interiore non è piacevole non saremo in grado di muoverci liberamente. Per esempio nella pratica del suburi di Shomenuchi riusciamo a muoverci bene, ma nel momento in cui lavoriamo in coppie subito la foga di colpire cancella la sensazione piacevole precedente. Endo sensei ci tiene a sottolineare di aver ripetuto queste cose svariate volte, ed anche la pratica tecnica è tornata sugli stessi elementi ma da diversi approcci, in Ushirowaza, Shomenuchi e katateryotetori. Dopo l’allenamento siamo andati a goderci le onsen, i bagni termali, nella speranza che l’alternanza vasche fredde e calde aiutasse la circolazione e il recupero dall’affaticamento muscolare, comunque siamo usciti morbidi come delle meduse, speriamo che aiuti. La sera dopo cena nella sala antistante la cucina si sta insieme a scambiare chiacchiere e a conoscere meglio chi magari abbiamo incontrato per la prima volta sul tatami. si raccontano i viaggi e le esperienze che si sono accumulate. E poi via a dormire per un meritato riposo.

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