Ed eccoci per un’altra cronaca del mio viaggio di studio in Giappone, beh sono passati solo quattro anni dall’ultima, quella del viaggio del 2019 e che ritrovate scorrendo più in basso nel blog. Parlo di viaggio di studio perché è un soggiorno tutto dedicato alla pratica dell’Akidō, ma se non sono tramortito dalle lezioni e mi scappa qualche giretto a Tokyo vi racconterò, però la vedo difficile dato che ho un programma serrato. Questo primo giorno lo volevo chiamare giorno zero perché era incentrato sul viaggio, ma vedremo perché ho cambiato idea alla fine. A proposito del viaggio, quest’anno ho volato con finnair facendo scalo ad Helsinki vanta per poi arrivare a Tokyo haneda, ho risparmiato un po’ sul prezzo del volo che dopo il covid è rincarato parecchio. La seconda tratta è stata molto lunga, tutto compreso lo scalo è arrivato tondo tondo a 19 ore, ma è la traiettoria che mi ha lasciato perplesso, passaggio sopra il polo nord, puntando quasi fino all’Alaska, attraversamento dello stretto di Bering, peccato non fossimo una nave però, e discesa verso il Giappone. Tutto il viaggio sul mare pur di evitare di passare sul territorio della confederazione russa. Quasi 4000 km in più rispetto alla traiettoria ottimale di 10000 km che si poteva fare prima.
Comunque atterraggio ad Haneda alle 14, ritiro del bagaglio e del pocket Wi-Fi, ricompro la carta Pasmo che serve a viaggiare per Tokyo in metropolitana senza diventare pazzi con i bigliettini e salto sulla keiyo Line express, arrivo a Shinagawa station, 5 minuti per comprare il biglietto ferroviario da lì fino a Saku kitanagami, poi una corsa per il locale per la Tokyo station, una super corsa per prendere al volo lo Shinkansen direzione Nagano, e salto al volo sul treno. Mi sento ancora in colpa per avere usato tutto il gaijin power sull’addetto al binario. Il gaijin power è quell’enorme dose di tolleranza che i giapponesi esercitano verso gli stranieri, per cose che non tollererebbero mai se fatte da altri giapponesi. Ad esempio saltare su da una tripla rampa di scale con 25 kili di bagaglio, trovare il treno sul binario, urlare all’addetto che sta dando il comando di chiusura delle porte se il treno va a Saku, non so in quale lingua, probabilmente italiano, e quando quello ti guarda attonito urlargli di nuovo SAKU??? indicando il treno, per poi lanciarsi in un vagone a caso quando quello fa forse un gesto di conferma è un atto piuttosto maleducato, non fossi stato straniero probabilmente sarei stato tirato fuori a forza per attendere il successivo. Perdonami gentile addetto. Comunque tutta questa fretta perché il maestro Ariga mi aveva detto che potevo partecipare alla lezione dalle 19.00 alle 21.00. A Saku daira cambio con il locale, due fermate con i ragazzi del liceo appena usciti da scuola, che mi osservano perplessi, ed eccomi, dopo 24 ore dalla partenza, all’hotel a Saku alle 18.15 dopo aver ritrovato Stella e Hiro. Frullo la valigia e mi ricordo che la bici mi aspetta al dōjō, li mortacci!!! Zaino da allenamento in spalla e a passo di marcia tre km in trenta minuti. Saluti, cambio e prima lezione della mia vita al dōjō di Saku diretta da Arigasensei. Interessantissima, apparentemente di base per la presenza dei kyu ma il maestro riesce a dare informazioni a più livelli, con tanto di suggerimenti per arrivare pronti al seminario del giorno dopo. A fine allenamento prendo possesso della bici, mi muoio di freddo tornando all’hotel, acquisto della cena al combini, ceno e vado in coma.
Insomma se ho già cominciato a fare Aikidō non può essere il giorno zero ma deve essere per forza il giorno 1. Yeahhh!
Tutto bellissimo, a parte quando alle tre e mezza di mattina mi sveglio tutto pimpante nella camera per il jet lag, Noooooooooooo!