Anche oggi altre quattro robuste ore di lezione del maestro Endo, per fortuna il giro alle Onsen ha aiutato moltissimo per il recupero muscolare. Devo dire che si cade molto facilmente in questa buona routine sonno-colazione-pratica-onsen-cena-sonno e così via, nel breve periodo aiuta perché ti permette di lasciare il resto del mondo fuori e dare il 100% all’Aikidō, ma forse c’è anche il rischio di perdere il contatto con la vita quotidiana vera, mi accorgo infatti di leggere notizie sui giornali italiani su internet e di provare assoluta indifferenza. Comunque per qualche giorno si può. Oggi c’era già più gente sul tatami perché comincia la sequenza di festività che sono il 3-4-5 maggio, e sono il nucleo della golden week, una specie di ponte gigante che i giapponesi usano per fare un po’ di vacanza per una settimana. A parte quei matti degli Aikidoka che invece si dedicano alla pratica. Comunque complice l’arrivo di gente nuova il maestro ha ripetuto molte delle parole che ha detto ieri, ma la cosa non mi stupisce si tratta delle fondamenta del suo lavoro. 自分の経験=jibunnokeiken, la propria esperienza, tutto deve passare attraverso la nostra esperienza personale, per questo è necessario un’osservazione continua di quello che succede nella relazione con il compagno di pratica di momento in momento e perché succede. Anche gli insegnamenti del maestro vanno sperimentati di persona, se restano solo parole ascoltate non servono a niente, quindi ogni lavoro proposto si deve studiare, provare, sperimentare, e sentire, solo allora può essere acquisito. Cosa sentiamo, proviamo noi è il punto fondamentale, e quando sentiamo di essere bloccati dobbiamo essere in grado di cambiare, subito, senza rimanere incastrati, senza cercare di superare la resistenza con la forza scadendo nella rigidità, allora la nostra visione si allarga ed è possibile realizzare tutto il potenziale.
Torno sull’argomento allievi stretti di Endosensei perché mi sembra si ripeta un pattern, cominciano sempre gentili e molto cauti, al punto che ci resti per un attimo male, quasi deluso, poi pian piano che ti conoscono e si fidano si lasciano andare, e da lì comincia la giostra, il movimento varia continuamente, inseguono e sfruttano ogni apertura mantenendo continuamente la connessione. Oggi insieme ad Oiwasensei lavorando Ushirowaza ho passato un quarto d’ora interessante, ho finito che boccheggiavo. Il maestro è pure andato avanti con il lavoro del kodachi, ci ha proposto un paio di variazioni di parata e contrattacco e poi ci ha lasciato lavorare liberi in coppia, sono stato fortunato a poter fare questo giro con Atobesensei, molto studio, tranquillo e con molta attenzione a non farsi male. Poi di nuovo un giro alle onsen ed infine cena in compagnia di Mya e Pasi, finlandesi, Craig, sudafricano, Stella, cinese che vive a Tokyo, Hiro, giapponese che ha vissuto molto tempo in Europa, è il primo giro di ramen di questo viaggio e non era male.
Oggi non ho rischiato disastri, quindi giornata di grande successo.
Ah no, il maestro ha deciso di chiamarmi Marco Polo, non so se la cosa gli resti in memoria più facilmente o semplicemente lo diverta, fatto sta che pronunciando alla giapponese a me suona MarcoPoro, e nella mia mente romana automaticamente nasce il completamento PoroMarco!
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Giappone 2023, Giorno 2
Da oggi comincia il seminario del maestro Endo a Saku, sono 5 giorni, i primi tre prevedono una pratica molto intensa, dalle 11 alle 15 con una pausa di trenta minuti a cavallo delle 13 per uno spuntino. Per fortuna dopo essermi svegliato alle tre e mezza di notte sono riuscito a rimediare un altro paio di ore di sonno. Quindi colazione e via ad allenarsi! Non è vero, prima ho appuntamento per incontrare il sindaco di Saku alle 9.15. Scopro che tutti gli stranieri sono riuniti al municipio per una conferenza, con tanto di copertura mediatica, di benvenuto, siamo una trentina tra finlandesi, svedese, canadesi, francesi, sudafricano, cechi, russi, americani e cinese. Ascoltiamo alcune parole di apertura del maestro Endo, ed il benvenuto del sindaco che ci ricorda che è il primo appuntamento internazionale ospitato al nuovo budokan, il bellissimo e nuovissimo centro sportivo dedicato alle arti marziali della prefettura di Nagano. Ci presentiamo uno ad uno e con il mio proverbiale fascino mi guadagno un’intervista personale a fine conferenza, diventerò una celebrità, specialmente per merito delle mie bellissime scarpe!
E poi inforcando la bicicletta finalmente al budokan per la lezione, il posto è bellissimo ed immenso, come al solito si devono lasciare le scarpe e ciabattare ovunque, ricordatevi quando viaggiate in Giappone solo scarpe senza lacci che si possano sfilare e rimettere velocemente!
Il maestro Endo è, contrariamente ai miei peggiori timori, assolutamente in forma, agguerrito più che mai, ci chiede di osservarlo attentamente ma soprattutto di osservarci attentamente, qual è la nostra condizione di momento in momento, perché riusciamo a sbilanciare, o a non sbilanciare, Uke, perché veniamo sbilanciati come Uke, se siamo reattivi, se stiamo usando la forza, se siamo flessibili fisicamente e mentalmente, se siamo pronti a cambiare o se invece restiamo incastrati su una sola idea. Cerca di illustrarci più e più volte il modo più semplice per fare qualcosa, e ci tiene che anche se lo spazio è grande di stargli vicino durante le spiegazioni perché ci sono tanti piccoli dettagli da catturare che sono importanti, come il taisabaki e la gestione della distanza. Una novità assoluta per me è l’uso del kodachi, o wakizashi, la spada corta, per lo studio degli atemi come shomenuchi e yokomenuchi. Una lezione bellissima dove ho modo di ritrovare sul tatami la super squadra degli allievi stretti del maestro, Arigasensei ovviamente, Watanabesensei, Oiwasensei, Arakawasensei, Shimizusensei, tutti molto gentili ma in grado di inserire il turbo una volta che ti inquadrano. E via le quattro ore finiscono lasciandoti ben esercitato nei muscoli delle gambe, ma non è un problema perché è il momento delle Onsen. Pare che tutta Saku sia in felice coesistenza con il vulcano locale ed il nostro albergo ospita le onsen pubbliche, le terme locali, con tanto di acque termali naturali. E via di alternanza fra acqua calda a 40°, sauna ad 85º, acqua fredda a 18º, a ciclo continuo per un’ora e mezza, esco che sono un budino! Un salto al dōjō per consegnare qualche pensiero acquistato in Italia per i maestri si trasforma in un invito a cena ed una splendida serata in bella compagnia, grazie sempre a Miki che interviene traducendo in inglese praticamente sempre. Maledetto giapponese che mi esce solo a singhiozzo.
Tutto bellissimo fino al rientro in albergo a cavallo della bici, devo dare per assodato purtroppo che non ho un buon rapporto con le due ruote, aggiungeteci una pessima visione notturna e Google maps che è entrato in modalità avventurosa, ed ecco che quasi piombo nel fiume della città dopo una bella discesa ad una ventina di km orari. Da dove sia sbucato il fiume non so, all’andata non c’era!
Comunque sopravvivo anche se raddoppio la distanza percorsa rispetto all’andata e finalmente sono pronto per un bel sonno rigeneratore!
Seeeeeeee magari! È l’ora della coinlondery, ovvero del primo lavaggio keikogi alla lavanderia a gettoni e solo dopo a nanna.
Oyasuminasai!
Bonanotte!
Giappone 2.0 e Aikidō: giorno 12 e 13
Giappone e Aikidō 2.0: il lungo giorno 0
Questa volta sono tornato in Giappone scommettendo su una stagione ed un clima nettamente migliori. La mia prima esperienza a Tokyo gli ultimi giorni di agosto era stata ai limiti dell’insostenibile. Dopo un luglio a riposo forzato, il caldo sostenuto e l’umidità altissima, la pratica all’hombu dojo era stata molto difficoltosa, e meno godibile di quanto avessi sperato. Questa volta ho puntato alla fine di aprile e prima metà del mese di maggio, unici inconvenienti evitare il fermo delle attività legato alla golden week e il sovraffollamento dell’hombu dovuto al richiamo dell’imminente All Japan Demonstration. Quindi con un quasi perfetto incastro, si è partiti il 27 aprile per godersi tre giorni a Kyoto da turisti (sono accompagnato da Roberto e Giancarlo), purtroppo il dojo di Okamotosensei era chiuso, e poi spostarsi dall’1 al 5 a Saku per lo stage di Endosensei. Dal 6 a Tokyo per altri 9 giorni di pratica all’hombu dojo fino al rientro in Italia del 15, tenendosi lontani dall’All Japan enbu del 27.
I tre giorni a Kyoto sono stati magnifici ed impegnativi. Rivedere il Kiyomizudera (il tempio con una stupenda terrazza che si affaccia sul fianco della montagna e offre una vista bellissima), il Kinkakuji (noto come il padiglione d’oro), i bellissimi giardini Zen di pietra dei templi Daiseiin e Zuihouin nel complesso del Daitokuji e del Ryoanji, e la natura racchiusa nel tempio del Ginkakuji, è stata un’esperienza bellissima e profonda. Arricchita dalle osservazioni di Roberto, bonsaista amatoriale, su come vengano curate alberi e piante in questi giardini apparentemente naturali ma armoniosamente controllati dall’uomo. Domani mattina si parte presto per Saku, vicino Nagano e dalle 11 tutte le nostre energie saranno spese sul tatami sotto la guida del maestro Endo.
Vi tengo aggiornati
Ciao Marco